lunedì 4 aprile 2016

"...e grazie per tutto il pesce"




No, non è una lettera di addio, ma mi piaceva il titolo, ok?

E insomma son 21, che magari voi che leggete questo post dite "e a me che importa?", ma se effettivamente leggete questo blog dovreste capire che della vostra opinione non me ne frega 'na ceppa.

Cinismo a parte, ho deciso che quest'anno festeggerò i miei 21 anni stilando una lista di ringraziamenti per le persone (o la categoria di tali) grazie alle (o a causa delle) quali sono l'orribile persona che sono adesso.
Quindi, un grazie grande più o meno quanto il PIL svizzero va a:

-i miei genitori, le mie sorelle e la mia famiglia, che mi hanno cresciuto, dandomi tutto l'amore del mondo, anche quando non ne meritavo una briciola. Ci sono stati e ci saranno sempre conflitti, a volte vi odierò, e voi odierete me.
Ma siete la mia famiglia, e nessun litigio può distruggere il legame che ci sarà fra di noi.
Grazie sisterelle, siete e sarete sempre le donne più importanti della mia vita.
(Un ringraziamento particolare sento di doverlo fare ai miei nonni "maschi", vi ho conosciuto poco, ma siete l'immagine più grande dell'uomo buono e giusto che voglio diventare)

-ai miei amici, quelli veri, che magari ora non sono più tali, ma in cui ho sempre trovato, in un modo o nell'altro, una sicurezza che pochi altri sarebbero riusciti a darmi (e chi mi conosce sa che sono insicuro per natura). In particolare ora come ora mi sento di ringraziare le mie due ragazze/compagne preferite, e i miei due migliori amici, che negli ultimi tre anni mi hanno accompagnato in un tornado di disagio che ha delineato lentamente la mia vita.

-ai conoscenti, che io ritengo essere tutti coloro che non sono nelle liste precedenti/seguenti. Magari non ho avuto troppi "contatti" con voi, scusatemi, a volte la mia agorafobia viene fuori, e tendo a paccare feste troppo facilmente, ma non credo cambierò mai.

-alla mia famiglia "allargata", quella che ho scoperto da un anno, quattro mesi e un giorno. Quel gruppo incredibilmente chiuso e aperto allo stesso tempo, che mi ha accolto come se ci fossi sempre stato.
E da qui il ringraziamento passa direttamente a chi mi ha permesso di entrarci. A lei, che non riesco a ricordare la vita prima, e a cui non devo dire nient'altro, perché tra pochi minuti saremo abbioccati post cena sul mio letto, e potrò dirle tutto accarezzandole la schiena e parlando nell'orecchio che secondo me non funziona ancora.

-alle persone che hanno fatto direttamente parte del mio passato, alle ex, a quelle che vedo, ma er cui non esisto, e a quelle che non vedo, a volte amiche ancora fidate, che sanno darmi un consiglio perché si sono subite me prima degli altri.

-a tutti coloro che mi hanno odiato, che non mi sopportavano, a cui stavo antipatico, a cui sembravo uno "sfigato". Grazie, grazie veramente. Senza di voi non sarei quel che sono ora. Sono sempre consapevole di quel che pensate di me, semplicemente non lo faccio trasparire, sorrido e faccio una battuta più idiota del solito, in modo da costringervi pure a fingere una risata. Son proprio malvagio eh.

-alla gente che ho conosciuto in questo ultimo anno, ai (futuri si spera) colleghi e in generale a coloro che sentono la mia voce ma non hanno mai visto il mio viso: fidatevi, meglio così. Siete un trampolino pronto a riportarmi in alto in caso non abbia nessun altro su cui cadere. Grazie bois, da domani si torna a flammare i russi.

-a voi, pubblico silenzioso. Voi che state leggendo, e che magari avete sempre letto queste idiozie che (troppo poco spesso) scrivo. Voi che mettete quel "mi piace" un po' a caso, voi che mi avete fatto gli auguri solo perché un sito ve lo ricorda. Voglio bene anche a voi, perché un artista non è nessuno senza il suo pubblico, e (citandomi)

"siete il pubblico migliore che io potessi desiderare".


Quindi, lacrimuccia e risate a parte, io torno alla digestione del mio dolce.

"E in caso non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buona sera, e buona notte".

See ya

mercoledì 30 settembre 2015

Lucca Comics & Games: Come (non) diventare sociopatici

E' il momento dell'anno che più aspetti.
No, non è Natale, e nemmeno il tuo compleanno.
E' il Lucca Comics and Games; la più grande fiera del fumetto e dei videogiochi (e delle cosplayer seminude) d'Italia, nonché una delle più grandi al mondo. Perché Lucca, per noi nerd, è come Natale; certo, un Natale in cui devi fare la coda un paio d'ore per vedere Babbo Natale, e gli elfi sono tutti più alti e hanno un arco in spalla, ma comunque Natale.
In questa "guida di sopravvivenza", proverò a fornirvi tutte le conoscenze necessarie per sopravvivere a questa bolgia di costumi, cerone e ramen riscaldato.

Andiamo con ordine:

1- I preparativi

Se Lucca in tre anni mi ha insegnato qualcosa, è che la preparazione e l'organizzazione sono fondamentali. La preparazione fisica, nella visita di 1-2 giorni è abbastanza trascurabile, anche se un po' di allenamento non farebbe male in questo caso (e se lo dico io). Nel caso abbiate scelto di visitare il C&G in 3, o addirittura 4 giorni (Dio abbia pietà della vostra anima), abbondate di beveroni superproteici e di cerotti per i piedi.
La preparazione psicologica è qualcosa di molto più difficile: sia che facciate un cosplay (e allora dovrete entrare nella mentalità del personaggio), sia che andiate a far foto a cosplayer seminude, la quantità di traumi che proverete sarà direttamente proporzionale alla gente che incontrerete.

Non parliamo poi della notte insonne prima della partenza, e lo dice uno che la notte prima degli esami di maturità ha dormito come un angioletto.
Per l'alloggio non mi pronuncio, ci sarà un punto a parte più avanti, ma i biglietti e i parcheggi VANNO CERCATI PRIMA, e questa è una delle regole fondamentali, se non vuoi passare due ore in fila come uno stronzo con i tizi che hanno le prevendite che i passano davanti gongolando ( credetemi, ero uno di quelli che gongolava)

L'organizzazione è quindi il punto più importante per affrontare il Lucca C&G, che sia di un giorno (e allora dovrete scegliere con cura cosa vedere) o tutti e quattro (e in quel caso dovrete trovare un alloggio decente e un posto dove mangiare la sera).


2-Il viaggio

Il viaggio credo sia una delle esperienze più divertenti di tutta la fiera: di solito si parte alla mattina, quando il Sole deve ancora sorgere e pure i galli si girano dall'altra parte nel letto. Zaino in spalla, valigie in mano (o nel bagagliaio) e ci si avvia verso il luogo di ritrovo per antonomasia: la stazione dei treni. Infatti, che siate in macchina, in autobus o in treno (ma dai?) la stazione è il punto di ritrovo comune a tutti, dove gli automobilisti raccattano i loro compagni di viaggio, le comitive si imbarcano in Odissee di 13 autobus e coloro che prendono il treno iniziano a recitare il rosario, perché il loro viaggio sarà il più lungo e tortuoso. Celebri sono i treni annullati o con il ritardo che sfiora le ere geologiche, e celebri sono i poveretti che si ammassano in una sola carrozza, così da ritrovarsi in un'enorme gara di Twister con spadoni da Cloud e Tardis inclusi.
In questo caso mi sento di consigliarvi la macchina, sopratutto in caso di più giorni, l'importante è svegliarsi presto al mattino ed arrivare in uno degli enormi parcheggi messi a disposizione almeno entro le nove del mattino. Il treno ha sempre causato moltissimi problemi, sia perché Trenitalia dopo anni e anni non si è ancora decisa a concedere treni extra per l'evento, sia per i prezzi dei biglietti (che al momento sono già sui 35-40€ solo di andata). Se avete posti liberi in auto potete addirittura subaffittare i vostri sedili su blablacar, trovando qualcuno con cui dividere le spese, e, chissà, magari anche un simpatico compagno di viaggio.

3- L'alloggio

Nel caso abbiate deciso di rimanere più di un giorno, e la decenza (o il numero) vi impedisca di dormire in macchina, sarete costretti a cercare un luogo dove alloggiare durante la fiera. Dando per scontato che per trovare qualcosa dovreste iniziare a cercare dagli 8 ai 12 mesi prima, la legge di Murphy sostiene che voi troverete sempre il luogo più lontano da Lucca, e la strada per raggiungerlo sarà quella con il più alto tasso di morti della Toscana. Almeno nel mio caso è stato così.
Avete presente dov'è Lucca?
E' nella parte nord-occidentale della Toscana, racchiusa da montagne.
Ora qualcuno mi spieghi perché dal mio bed&breakfast SI VEDEVA IL MARE.




La risposta è semplice: si trovava in cima ad una stramaledettissima montagna, ed era raggiungibile solo tramite un mulattiera a strapiombo sul nulla. Ma la gentilezza della proprietaria, unita all'idea di un letto dove riposare i resti di quelle che una volta si chiamavano gambe, mi ha fatto percepire quel posto come il paradiso.
In ogni caso, la questione alloggi a Lucca rimane sempre una delle più difficili da affrontare: il mio consiglio rimane quello di affidarsi a siti specializzati in b&b o hotel (se avete i sordi, chiaro). Infatti non sono estranee alla fiera storie di appartamenti senza riscaldamento, elettricità o acqua corrente alla modica cifra di 80€ a persona per una notte. Controllate sempre le recensioni, inviate almeno 30 mail a strutture diverse e ritenetevi fortunati se pagherete 50€ a persona, è un prezzo accettabile fino ai 5 km dalle mura. Anche qui il consiglio è sempre quello di prepararvi mesi prima, a febbraio le strutture migliori iniziano ad avere le camere già occupate.

4- Il cibo
Se avete seguito tutti i miei consigli dovreste già essere dentro le mura da un po' quando si presenterà il prossimo problema: che si mangia? Seguendo la mappa dell'anno scorso (di cui troverete un piccolo riassunto alla fine del post), si aprono diverse strade davanti a noi:
-al sacco: se avete avuto la geniale intuizione di portarvi il pranzo al sacco avete fatto la scelta giusta; Gli spazi aperti non mancano, basta solo sapere dove sono. Le mura sono solitamente il punto più affollato, giusto? Sbagliato! Gran parte delle mura lo sono, ma l'altra parte, quella un po' più distante dal centro della fiera, è quasi deserta. Viene infatti spesso utilizzata per fare dei photoset non troppo spettacolari ma tranquilli, e ci sono addirittura delle panchine, quindi potreste addirittura mangiare seduti!
-ristorante: se siete dei milionari o conoscete dei ristorantini molto nascosti questa è la scelta migliore; di solito i ristoratori tendono ad alzare notevolmente i prezzi sul menù in questi magici giorni, e non sempre una spada di 2 metri e mezzo ci passa per le porte del ristorante.
-ramen e cose del genere: state girando da due ore, siete stanchi e affamati e Captain America vi ha appena pestato i piedi, quando, ad un certo punto, trovate davanti a voi un favoloso banco che vende noodles precotti o altri prodotti randomici giapponesi ma fabbricati a Taiwan.
Sì, fabbricati.
Scherzi a parte, questa è una delle scelte più comuni per chi non vuole mangiare al sacco, il costo non è eccessivo e la coda è composta da gente troppo stanca per provare a sorpassare. La qualità non è delle migliori, e di solito per trovare un posto dove mangiare dovrete camminare altri venti minuti rischiando di tirarvi il brodo addosso, ma è comunque accettabile. Di solito i punti dove si trova questo tipo di cibo sono gli stand al japan palace (dove il prezzo è un po' troppo elevato) e al padiglione dei videogames.
NB: Escludendo il ristorante, sia il pranzo al sacco, sia il ramen prevedono delle cartacce; vi prego, non importa se siete vestiti da buono o cattivo, non fate gli stronzi e raccogliete la spazzatura. L'anno scorso (2014), vicino alle mura c'era un vero e proprio macello. Avete un fottuto zainetto, mettete lì gli scarti fino a quando non troverete un cestino libero. Grazie di cuore.

5- Souvenirs
Ok, siete a Lucca, avete mangiato e vi avanzano dei soldi, è l'ultimo giorno e finalmente avete la possibilità di comprare quel cacciavite sonico che tanto vi piace a soli 60€!
SANTO CIELO FERMATEVI.
Non si compra MAI a Lucca, con alcune eccezioni:
-se l'oggetto su cui state sbavando siete sicuri non lo ritroverete mai più altrove;
-se il prezzo è uguale o inferiore a quello che vedete online;
-se siete milionari (e allora siate stronzi e compratevi l'intero stand);
-se proprio lo volete, ma io vi ho avvertiti.
Non me ne vogliano gli espositori a Lucca, ma i prezzi sono, nel 90% dei casi, troppo alti in confronto a quello che si trova online, su siti come thinkgeek o amazon. La tentazione di comprare qualcosa solo perché ce la si trova davanti è alta, lo so, ma dovete resistere. Ad onor del vero ammetto però di aver trovato in alcune aree maglie e cose così a prezzi veramente convenienti, consiglio quindi, in questo caso, di girare almeno tutta la fiera prima di comprare qualcosa, e di aspettare, se possibile, l'ultimo giorno, in cui i prezzi a volte vengono abbassati.

PS. Espositori a Lucca che state leggendo questo, sarò lieto di ritrattare le mie affermazioni :D

6- Che fare e quando.
E qui arriviamo al punto forte della fiera. C'è infatti un'infinita varietà di cose da poter fare tutti i giorni, potete dedicarvi esclusivamente a girare le mura e fare foto, oppure partecipare alle conferenze che più vi interessano.
Tendenzialmente il mio consiglio è questo:
-1 giorno (attenzione a sabato e domenica): Dovrete correre un po' se vorrete vedere tutto, e se non arriverete molto presto alla fiera non ci riuscirete. Consiglio un giro sulle mura (non tutte, solo la parte con gli stand) partendo dalla Citadel fino al Lucca Junior (ex Japan Palace), per poi tagliare lungo tutta la via principale passando per le sezioni di cinema ed, eventualmente, fumetti. Come avrete notato è l'itinerario canonico e quindi quello più affollato, e qui entra in ballo il discorso del sabato e la domenica: in questi giorni infatti sarà praticamente impossibile visitare gli stand, stracolmi di persone, e passare per le vie principali; consiglio quindi i vicoli paralleli di cui Lucca è fortunatamente piena.
- 2 o 3 giorni: Potete prendervela con un po' più calma, dedicate una giornata alla visita degli stand a pagamento (così potrete comprare il biglietto solo per una giornata), mentre le altre trascorretele dove più preferite, andate con calma e, se non vi infastidisce la folla, fate pure le vie principali. La sera è altrettanto interessante: sono numerosissimi infatti gli eventi organizzati dal Lucca C&G o da altre associazioni che sfruttano la fiera (tornei lan ad esempio).
- 4 giorni: vi invidio, avete la fiera a disposizione, potete visitarla a zone, passando giovedì e venerdì le aree più affollate, mentre potrete godervi le mura sabato e domenica. Vi odio ^^

Per concludere:
Lucca C&G è uno dei periodi dell'anno che più aspetto, e sono sicuro di non essere l'unico. L'incredibile quantità di gente potrebbe spingere chiunque a rinunciare, figuriamoci un sociopatico come me; ma il divertimento e lo stupore che provo ogni anno mi convincono sempre a tornare, e non me ne sono mai pentito.
Ci si vede sulle mura ;)




MAPPA:
Di seguito la mappa dell'anno scorso con il percorso consigliato e i posti più utili/interessanti.
Teschio: evitatelo negli orari "di punta"
$: Bancarelle dove comprare souvenirs
Hamburger: Punti strategici dove pranzare
Ovviamente il percorso rosso è quello consigliato per la visita di un giorno.





lunedì 10 agosto 2015

I 18 milioni di dollari per "giocare".

"La scorsa settimana ho fatto da caster per tutti i giorni del TI5, tranne l'ultimo giorno, in cui sono andato al pubstomp"

Wait.

What?

A meno che non facciate parte di una (più o meno) ristretta cerchia di persone, non avrete capito mezza parola della prima frase.

Iniziamo quindi con un po' di definizioni.

Dota2: un MOBA, o più semplicemente, un videogioco a squadre (5vs5) in cui l'obbiettivo è distruggere la “base” avversaria sconfiggendo gli avversari. Il gioco è ESTREMAMENTE più complicato di così, con moltissime meccaniche numeriche e un grandissimo coinvolgimento anche a livello fisico (le tempistiche di reazione sono sulla scala di decimi di secondo) e personale (ovviamente essendo un team composto da 5 persone, ci deve essere affiatamento). Per chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza del gioco, rimando al sito italiano dota2clarity con il quale inizierò a collaborare a breve.

TI5: Abbreviazione di “The International”. Il più grande torneo mondiale di Dota2, con sede a Seattle. L'evento è ogni anno seguito da migliaia di persone alla KeyArena a Seattle e da centinaia di migliaia di persone su Twitch (sito internet specializzato nella trasmissione di videogames e tutto ciò che implicano). L'evento principale si svolge in 5 giorni, preceduti dalle qualificatorie in cui i team provano a guadagnare un posto al main event insieme alle squadre invitate dagli organizzatori.
Ovviamente come ogni evento sportivo (e su questo punto tornerò più tardi), c'é un montepremi, che quest'anno ha raggiunto i 18 milioni di dollari, di cui 6,6 al team primo classificato (che significa 1,3 milioni per membro). Il montepremi è partito da 1 mln ed è aumentato grazie all'acquisto di un oggetto nel gioco che concedeva alcuni “effetti grafici” e il cui 25% dei proventi andava al premio finale (con un guadagno netto da parte dell'azienda di 54 mln). Chiaramente insieme alle partite in sé erano disponibili negozi di gadget e sessioni di meet&greet con i giocatori.

Caster: Chi “commenta” le partite. Difatti, oltre ai classici commentatori ufficiali che commentavano sia all'evento sia su twitch, proprio su quest'ultimo erano presenti numerosi altri canali che commentavano le partite in francese, russo, e quest'anno, anche italiano. E' stata un'esperienza stancante: le partite si svolgevano in media dalle 18 alle 4 del mattino (ora italiana), con ma allo stesso tempo estremamente divertente ed interessante. Il feedback dato dal nostro piccolo pubblico (20-30 persone costanti, con un picco di 60) è stato estremamente positivo, nonostante la nostra inesperienza. Solitamente i “caster” professionali sono ex giocatori con decine di migliaia di ore alle spalle e con dei team tecnici che farebbero impallidire la rai quando trasmette la serie A. Siamo rimasti inoltre sorpresi nel vedere come il nostro lavoro sia stato apprezzato, poiché la Element Gaming, uno dei più grandi portali italiani di e-sports, ci ha proposto di collaborare per gli ultimi tre giorni, fornendoci i mezzi tecnici necessari e affiancandoci a giocatori professionisti della scena italiana di Dota2.

Pubstomp: La gran finale, svoltasi sabato sera-notte, è stata proiettata in alcuni cinema in eventi chiamati “pubstomp”: organizzatori di eventi appassionati a dota in tutto il mondo si sono presi la briga di organizzare l'evento e la Valve, azienda che ha creato Dota2, ha riconosciuto l'ufficialità di questi eventi, supportandoli con segnalazioni e, negli eventi con più persone, la possibilità di acquistare merce esclusiva dell'evento. In Italia ce ne sono stati 3: Torino, Catania e (fortunatamente) Padova. Io e i miei compagni di avventure ci siamo recati a quest'ultimo, trovando quasi 200 persone di tutte le età che tifavano chi per un team, chi per l'altro, in un'atmosfera veramente idilliaca per dei gamer quali noi siamo. E' sorprendente come anche in Italia inizino ad essere riconosciuti questi eventi.
Giusto?

Sì, ma dovrebbero essere riconosciuti in maniera giusta: è infatti di oggi, 10 agosto, l'articolo comparso su repubblica.it che linko qui .

Tutto qui?
Tutto qui.

La bellezza di 6 righe (5 e un paio di parole per essere precisi), in cui si nomina l'International, il montepremi, altri e-sports (di cui uno con il nome scritto male “Coulter-Strike “) e il fantasma del doping, tirando in ballo un certo Tory Friesen che avrebbe ammesso di aver fatto uso di sostanze stupefacenti. Potrebbe essere una storia plausibilissima se non si andasse a cercare il nome su Google non trovando nessuna notizia in merito. E il fatto che la Repubblica sia arrivata prima di tutti sul pezzo o che non si parli online di un gamer che utilizza doping mi sembrano entrambi obiezioni abbastanza opinabili.
Non voglio iniziare il discorso “siamo in Italia, funziona così”, perché moltissimi altri siti più informati sul gaming online hanno scritto articoli molto interessanti (e senza inventarsi fantomatici giocatori). 

Vorrei solo informare i gentili giornalisti de “La Repubblica” che i loro colleghi oltreoceano di ESPN (uno dei maggiori canali di sport a livello mondiale) hanno dedicato un servizio, per quanto patriottistico, vista la vittoria degli americani, sull'evento. 
Vorrei inoltre ricordare che gli e-sports sono ufficialmente riconosciuti dal CONI come discipline sportive, con la creazione di un ente apposito, e che i giocatori devono sottostare ad allenamenti come tutti gli altri sportivi, oltre al mantenersi chiaramente informati sulle regole. 
Ed è triste vedere come non solo in America, Asia (dove i giocatori della nazionale di calcio sono stati spronati prima della partita dei giocatori di Starcraft, altro popolare videogioco), ma anche in Europa vengano riconosciuti gli e-sports, con la creazione di enti o addirittura scuole apposite.



Mi chiedo quindi: quando ci stancheremo di essere l'ultima ruota del carro?
Quando ci stancheremo di vivere in un paese dove chi pratica il calcio viene visto una spanna sopra agli altri sportivi?
Dove chi crea contenuti di intrattenimento (es youtube) viene additato come scansafatiche perché non si spezza la schiena in fabbrica o in miniera?
Volete la meritocrazia? Questa non lo è.
Quando ci decideremo, insomma, a fare quel balzo in avanti nel nuovo millennio, già in ritardo di 15 anni?
A voi la risposta.

Francesco


[I ringraziamenti questa volta sono d'obbligo: i primi, e più grandi, vanno a Walter, per avermi accompagnato nelle nottate di stream e alle mie sorelle, per averci sopportati e nutriti. Seguono poi Simone aka “Eiji” e Maurizio, dello staff della Element Gaming che ci hanno supportati e accompagnati fantasticamente. A Luigi, a cui ho fatto da cuscino al Pubstomp e a Noemi di dota2clarity; che questo sia l'inizio di una magnifica collaborazione]

domenica 4 gennaio 2015

FM-AM

Quante volte, nell'ultimo mese, avete spento la televisione o il computer e avete acceso la radio in casa?
Io, personalmente , quattro volte: nei fine settimana, quando in casa vengono fatte le pulizie e il continuo andirivieni di persone, stracci e aspirapolvere mi impedisce di rimanere davanti ad uno schermo.
Accendo però la radio ogni volta che salgo in macchina, sia nei viaggi brevi, sia in quelli con il tragitto più lungo, e pian piano, oltre a sentire in sottofondo canzoni e parole, ho iniziato anche ad ascoltarla.
Mi si è così aperto un mondo straordinario, fatto di risate durante e il giorno e qualche lacrima durante la notte, quando anche i più timidi possono nascondersi dietro a una cornetta e raccontare, dopo cinque anni di relazione, dei sentimenti proibiti verso un'altra ragazza.

Tutto è iniziato questa estate, quando, in vacanza sull'Isola d'Elba insieme ad alcuni amici, abbiamo trascorso ore in coda, in autostrada, tra una spiaggia e l'altra, o più semplicemente tornando all'appartamento a fine giornata, quando il sole accarezzava il mare e Radio Deejay diventava a tratti una radio francese (sia tu maledetta, Corsica).
Proprio Radio Deejay è stata la compagna perfetta di questo viaggio, lei e le sue continue rubriche di cucina proprio mentre noi stavamo patendo la fame in coda verso il supermercato, o il premio fedeltà, il cui jingle ci tormenta ancora nelle notti più travagliate ci ha accompagnato nella più bella vacanza della nostra giovane vita.
"Mai più la radio accesa" avevamo promesso, "mai più"....

E invece non è stato così.
Il desiderio di una voce amica, di ascoltare le storie di altri, quasi fossimo intorno ad un falò, mi (e ci) ha spinto a riaccendere la radio, a cercare le frequenze e a tuffarci nuovamente in quell'insieme di parole, pubblicità e musica che è la radio d'oggi.
E proprio la pubblicità, forse a causa dei sempre più bassi introiti che una radio procura, è diventata protagonista delle frequenze, sopratutto quelle meno celebri ed ascoltate, comunemente dette "locali".
Ed è un peccato sentir lodare la nuova Kia o descrivere gli orrori di un intestino affaticato dagli speaker, con le voci e le risate di sempre, tentando di nascondere il fatto che quella sia effettivamente una pubblicità, anche se velata. Ma in qualche modo si deve pur tirare acqua al mulino.
E' davvero però necessario?
Sono consapevole che in un mondo in cui la giostra tecnologica non si ferma mai, chiedere di scendere è impossibile, specialmente se non hai ancora vent'anni e se la tua media scolastica non fa un quarto delle tue morti su  Dark Souls; ma ciò non vuol dire che dobbiamo rinnegare il nostro passato.
La radio è spesso considerata come uno strumento "obsoleto": niente immagini, interazione solo attraverso altri mezzi e le canzoni che passano posso non piacerci, senza la possibilità di "skipparle"; niente a che vedere con la televisione, Internet o Spotify. Eppure certe idee, geniali o meno, sono nate proprio dalla radio. Tralasciando quelle più banali, si può pensare a Shazam, l'applicazione per smartphone che con un semplice tocco e l'ascolto di un brano, ci permette di sapere vita, morte e miracoli sulla canzone, l'artista che l'ha composta, e se attualmente questi è in tour (manca solo l'IBAN in pratica). Eppure Shazam, così comodo e utile, è sia la fortuna, sia la rovina della radio. Fortuna perchè l'aver conosciuto una nuova canzone può stimolare ad ascoltarne ancora, ma sfortuna perchè dopo un po' di utilizzo "passivo" (inteso solo come l'ascolto di canzoni, senza interessarsi a "talk-show" radiofonici), si abbandona l'ascolto della radio ritornando ai mezzi canonici.
E stranamente, per una volta, non è colpa di nessuno.
Non è colpa di qualcuno se il progresso fa avanzare la società, che siano comunicazioni, burocrazia o altro, accade e basta.
E per quanto questo possa a volte sembrare ingiusto, per quanto possa sembrare che il mondo vada avanti troppo veloce per la nostra percezione, noi non possiamo fermarlo. Non rintaniamoci nel luddismo, ma mettiamoci d'impegno per arrivare alla meta, senza dimenticare tutto il viaggio.
Se un giorno di questi sarete in macchina, in autobus, o se starete semplicemente camminando con la musica nelle orecchie, provate a cambiare un po', ad ascoltare la radio, a sentire novità nel mondo, canzoni nuove o storie incredibili. Assaporate le risate, le parole; soffermatevi sul loro significato e sulla voce di chi le pronuncia.  E poi cambiate, cercate la frequenza che più è fatta per voi, che vi tocchi il cuore.
Se siete arrabbiati con il mondo, con la fidanzata o con i genitori prendete la macchina, uscite, guidate piano, in strade deserte e con la radio accesa, ascoltate le storie di chi sta peggio di voi, di chi è felice e chissà, forse un giorno sentirete anche la mia.

...Passato il tanto agognato viaggio di maturità, siamo tutti tornati alle nostre comunissime vite, eccetto la radio, che è rimasta sempre accesa nelle nostre auto e nei nostri cuori.

sabato 3 gennaio 2015

Un 2014.

[Attenzione: questo post, diversamente da tutti gli altri, contiene informazioni più o meno personali, mescolate con racconti di vita, quindi potrebbe non fregarvene una mazza; lo pubblico solo per sfizio personale, come tutto il resto che è scritto qui.
E' un medicinale leggere attentamente il foglio illustrativo, non somministrare a bambini, anziani, persone affette da problemi di cuore o da diabete]

Il 2014, nel bene o nel male, è stato un anno fantastico.
Non importa se nella vostra bacheca di Facebook troverete messaggi come "Addio 2014, mi hai fatto schifo" oppure "Dopo un 2014 così mi aspetto un 2015 fantastico". Ogni anno si migliora, ogni anno si cresce, e ciò può solo rendere quei 365 giorni ben spesi, anche se tre quarti del proprio tempo lo si è passato a giocare online o a sfogliare manuali di Dungeons&Dragons (sì me stesso, parlo con te).

Il mio 2014 è stato all'insegna di una parola: cambiamento.

C'era una volta un ragazzino abbastanza fortunato, aveva una ragazza, degli amici, una connessione ad Internet che faceva schifo ed era felice così (connessione a parte).
Un bel giorno sentì che qualcosa non andava, e decise di ribaltare completamente la sua vita nei mesi a seguire. Lasciò la sua ragazza, con la quale aveva una relazione ormai storica per i suoi standard, ma che non gli bastava. Concluse le superiori, nonostante lo scherzo alla fine della seconda prova: un 4/15 sui denti in matematica, punteggio che lo convinse per sempre a lasciare il fantastico paese di Numerolandia e che lo fa ancora andare in crisi respiratoria quando c'è da fare un calcolo con più di 3 decimali. Fortunatamente un alto punteggio in Carisma e molti punti abilità a Intrattenere gli fecero superare il boss di fine campagna: il terribile mostro Orale, e anche a pieni voti. Giunse quindi l'estate più stereotipata della storia: l'estate della maturità, in cui tutti gli studenti vanno in vacanza in terra di alcool e miele e dove la manna cade dal cielo sotto forma di patatine e sesso occasionale su una spiaggia.
Chiaramente il nostro eroe non vide l'ombra di tutto questo.
Decise di prendere una macchina, 7 amici, un mucchio di bagagli e di portarli per 860 km fino all'Isola d'Elba, alla faccia della sua patente presa solo pochi mesi prima e dal nuovo nemico, l'omino del sonno, sconfitto da dormite scomode sul sedile della macchina e dalla nuova arma, la RedBull, che richiese il terribile pagamento in papille gustative.
In preda alla più totale solitudine (nonostante fosse accerchiato da amici), decise di dare un'altra occasione all'amore storico e tornò con la sua ex, in barba a quello che dicevano gli amici, che nell'azzeccare le previsioni si rivelarono migliori della Cassandra nell'opera omerica, che superavano anche nel portare sfiga.
Ma. nonostante tutto, vissero per sempre felici e contenti.

No, scherzo, durarono 4 mesi.
Forte della sua rinnovata situazione da single e della più totale incoscienza su cosa volesse fare "da grande" (domanda che lo tiene sveglio tuttora), lo sventurato si iscrisse all'università, luogo magico dove al momento dell'iscrizione richiedono di sostituire ogni goccia di sangue con del caffè nero, non zuccherato, e anche un po' schifoso. La facoltà non importava, si sarebbe comunque ritrovato sotto un ponte a chiedere la carità, tanto valeva chiederla bene: scelse Comunicazione.
Qui, tra i banchi scomodi di un'aula imbucata di fianco a chimica nucleare, trovò nuovi, fantastici compagni di viaggio, che a suon di miele, dialetti vicentini e fumetti tutti i giovedì, lo tennero sveglio e lo distrassero dalle terribili slide scritte in rosso su sfondo nero di Storia Contemporanea, che ho capito gli orrori della guerra, ma non serviva farli provare anche a noi.
Arrivarono infine i due mesi più importanti nella vita di un nerd: ottobre e novembre, zeppi di fiere,  proiezioni di film al cinema e saldi su Steam. La prima fiera fu il "Gamesweek" a Milano, che lo lasciò con l'amaro in bocca, ma anche con un souvenir a volte dolce, e sempre bellissimo.
Giunse quindi alla grande sfida, il Lucca C&G. Il nostro intrepido eroe partì con i suoi fedeli compagni di disagio verso quella che si rivelò una delle esperienze più belle delle sua vita, che gli fece capire il valore dell'amicizia, della lealtà e dei soldi: "porcatroia li ho finiti e devo ancora girare metà fiera". Felice, stanco, e con debiti che non salderà mai (un saluto con la manina ai miei creditori), tornò in patria e aspettò il Natale giocando online, leggendo e occupando posti in aula studio, al grido di "studio altri 10 minuti e poi pausa caffè". Inno prontamente ripetuto ogni 15 minuti con relativo tasso di caffeina che neanche un coltivatore ecuadoriano.
Puntuale come la mancia della nonna arrivò anche la fatidica domanda "Che facciamo a Capodanno?", posta da almeno 6 persone diverse, chiaramente facenti parte di gruppi ben distinti fra di loro. Lo sfigatello non ebbe dubbi, e tornò il 2 gennaio dal più freddo e più divertente viaggio in montagna mai compiuto in vita sua.

Ovviamente 12 mesi sono tanti, e non si può riassumere tutto in poche righe, quindi, come sempre, prendo portafoglio e portachiavi e vedo cosa si è aggiunto e cosa se ne è andato.
Il portafoglio è pieno di scontrini, ma è normale, il mio feticismo per quei foglietti di carta è qualcosa di preoccupante e che non cambia con gli anni; posso vedere molti scontrini del solito bar, dove fanno i tramezzini più strani e più buoni del mondo, e gli scontrini della fumetteria, che occupo abusivamente per un'ora ogni giovedì prima delle lezioni. Ci sono un sacco di biglietti del cinema, il badge universitario, la tessera della biblioteca, una nuova tessera della libreria, monetine da 50 cent (per il caffè) e altre poche cose, di minore importanza. Il portachiavi è rimasto quasi invariato: chiavi della bicicletta, del cancelletto di casa (ma non della casa, rendetevi conto degli orari a cui devo rincasare) e il tappo della mia prima birra. Si sono aggiunte solo due cose: il "mini-badge" della palestra (a cui mi sono iscritto, rinunciando ai miei valori morali, a 300€ e ai muscoli della schiena) e una penna usb a forma di Darth Vader, il regalo di Natale della mia compagna di viaggio.

Ci sono molte persone che vorrei ringraziare per quest'anno, coppie che mi insegnano qualcosa ogni giorno; amiche che se ne vanno e tornano a giorni alterni, ma che non perderò mai veramente; e tanti, tanti, tanti nuovi amici che non mi fanno mai sentire solo, anche se sono le 23.50 di un sabato sera e sono a casa davanti al pc.
Ci sono stati giorni che hanno fatto schifo, se non intere settimane; giorni in cui mi dicevo "chi me l'ha fatto fare? Mollo tutto" e poi tornavo a scrivere un messaggio di scuse; giorni in cui sarei (e sono) rimasto sotto le coperte ad ascoltare musica, senza le forze e la motivazione per fare qualunque altra cosa.

Nonostante tutto è stato un anno di conquiste, di traguardi, di (poche) lacrime e di (tante) risate.
E sono sicuro che il meglio deve ancora venire.

domenica 26 ottobre 2014

Gamesweek 2014: tra youtubers venduti, tamarri e (pochi) videogiochi.

Quest'anno, per la prima volta in vita mia, sono stato al Gamesweek.

Sì.
Per la prima volta.

Reduce dal Lucca Comics & Games degli anni passati, e da diverse fiere del fumetto/videogiochi, ho preso il treno delle 6.05 di mattina con le migliori aspettative: una fiera grande (viste le presenze), piena di nerd che per tre giorni all'anno mettevano in pausa i videogiochi, uscivano dalle loro oscure camere e andavano a tuffarsi nel disagio collettivo di chi è fiero di essere quello che è.
Insomma, mi aspettavo di ritrovarmi tra i miei "simili".
Nulla di più sbagliato.
Entrando nei padiglioni mi sono ritrovato davanti ad un'accozzaglia di tamarri, ragazze in bikini e youtubers usati come "cartonati da foto".
Ma andiamo con ordine.

La prima impressione che si ha entrando al GW, dopo i 15 minuti di coda (Dio benedica la prenotazione online), è simile a quella di molte altre fiere a tema: "Wow che figata: poster di videogiochi ovunque, gente vestita come i protagonisti delle mie storie preferite e gadget a non finire!"

Magari non così, ma ci siamo capiti

Dopo la prima ora però si inizia a grattare la superficie dello stupore e ad accorgersi che molte cose stonano con le aspettative qui sopra.
Infatti, se escludiamo i cestoni dello stand Unieuro, presi d'assalto in una bolgia infernale di cellophane, ormoni maschili e banconote da 5€, non ho trovato nessuno stand che vendesse effettivamente i propri prodotti, pur esponendoli e facendoli provare a grandi e piccini. E non mi riferisco solo a giochi che devono ancora essere lanciati sul mercato (per quanto poi si sarebbe potuto rendere almeno possibile il preorder sul posto), ma anche di giochi usciti un anno prima.
Riguardo agli stand che poi effettivamente vendevano gadget a tema videoludico, ne ho incontrati 4 in totale, contando anche quelli che vendevano unicamente magliette.

Il tema "youtubers venduti" è invece più complesso: mi sono piaciuti molto Maurizio Merluzzo, Dario Moccia & co. che presentavano ed intrattenevano il pubblico sui vari palchi, specialmente della Nintendo: un chiaro segnale che Youtube può essere un trampolino per qualcosa di ancora più grande, rimanendo fedeli ai propri principi e alle proprie passioni (vedi Moccia che presentava i Pokémon, facendomi tornare per un quarto d'ora ai 10 anni più belli e spensierati della mia vita).
E non voglio nemmeno criticare gli Youtubers che, anche se non invitati in nessuno stand, hanno creato il classico "raduno" con gli iscritti per poter distribuire autografi, foto, ma sopratutto per avere un contatto diretto con i propri iscritti che durasse di più del tempo di una firma o di uno scatto.
Sono infatti quegli youtubers invitati per una mera sessione fotografica ad avermi infastidito: personaggi che personalmente non seguo sono stati invitati unicamente per posare nelle foto con i loro fan.
Click, il prossimo, "ciao, io so..", click, il prossimo.
Questo non lo posso accettare; si riduce il ruolo di youtuber ad una semplice "star da serate in discoteca" che posa nelle foto senza poter/voler parlare con i propri iscritti, avere un feedback diretto, dimenticando che è grazie a loro se in quel momento sono sul palco.
A dimostrare che non tutti sono così ci ha pensato ancora una volta Dario Moccia, che, alla fine del suo ruolo da presentatore, ho incrociato fuori dai padiglioni, a far foto e a parlare con i propri iscritti, anche se non previsto in nessun contratto.

Altra nota dolente dell'evento è stata l'organizzazione stessa della fiera.
Spesso infatti si vedevano ragazzi girare con mazze da baseball, spade e armi indistinguibili da quelle vere. E il mio pensiero era condiviso da miei compagni di viaggio: se effettivamente qualcuno avesse voluto introdurre un'arma nella fiera, non avrebbe avuto nessun problema, visto che non erano presenti controlli all'entrata e che effettivamente c'erano pochissimi uomini della security per gli stand. Problemi poi minori, ma certamente fastidiosi per lo svolgimento erano quelli legati alle location: tavoli dove pranzare piazzati solo dalle 6 del pomeriggio e altoparlanti della radio che disturbavano i finalisti di un torneo internazionale, costretti a mettere in pausa il gioco (!!!) fino alla fine della trasmissione o allo spegnimento dei suddetti altoparlanti.

Ma la cosa che più mi ha deluso è stata il pubblico. Le aspettative mi vedevano immerso in ragazzi/uomini dai 16-17 anni in su, età dalla quale si può effettivamente avere una coscienza videoludica di questi tempi. Invece mi sono trovato davanti ragazzini di 14 anni, rigorosamente non accompagnati dai genitori, che correvano per la fiera e che davanti al Super Mario World del '90 sussurravano "Somiglia a Cat Mario!"

Sì, lo so.

A questo punto credo si debba effettivamente mettere in discussione anche il significato della parola "gamer" che sta assumendo sempre di più connotazioni modaiole (ne è riprova la ragazzina di 12 anni che aveva un cappellino rosa fluo con stampata sopra la parola "NERD").

Uno dei pochi lati positivi della fiera è stata la sezione dedicata ai developer italiani, dove in (troppo) poco spazio venivano esposti alcuni dei giochi creati/in creazione da team indie italiani, che erano presenti e disponibilissimi a parlare dei loro progetti e dei loro lavori. La dimostrazione che noi italiani non siamo capaci solo di criticare, ma anche di creare piccoli capolavori.

Infine un ringraziamento ai miei compagni di viaggio: a Emanuela e Riccardo, riassunto vivente della mia vita di coppia ideale (e lei c'ha pure un sito fighissimo, fateci un salto qui) e a Beatrice, la versione al femminile più simile a me che si possa trovare sul mercato.

See ya.
-Francesco

lunedì 28 aprile 2014

The Internet People - Storia del popolo eletto e poi corretto

In principio fu il 356 kb. E il telefono si fece linea.
E fu sera, e fu mattina, ma ormai nessuno se ne accorgeva.
Primo giorno.”

(Internet, Genesi, vv.1-3)

La categorizzazione dell'individuo è sempre esistita, ed è sopravvissuta a tutte le epoche storiche, mutando e adattandosi alla società. Nel passato era relativa ai possedimenti economici, e l'interazione tra diverse classi sociali era difficile, se non impossibile. Oggi la situazione è mutata: la vita dell'individuo è sempre più nascosta dietro alle fittizie credenziali di un mondo virtuale, dove chiunque può fingere di essere qualcun altro, per poi pian piano trasformarcisi.
Se categorizzare l'individuo tramite l'appartenenza alla classe sociale è stato il chiodo fisso di molti filosofi, oggi questo procedimento si fa quasi impossibile, poiché è l'individuo stesso che muta il proprio comportamento al fine di appartenere al gruppo sociale che sente più “forte”. Si può addirittura trovare un qualcosa di darwiniano in tutto ciò: l'individuo ha raggiunto un nuovo stadio di adattamento, cambiando volontariamente il proprio comportamento e aspetto.
Il vantaggio che si riscontra però nella Rete è che il cambiamento non deve essere effettivo, non è necessario che avvenga nella realtà, o per lo meno non nelle prime fasi di “sperimentazione comportamentale”. Troviamo quindi centinaia, se non migliaia, di persone che si categorizzano per ciò che non sono, nella speranza di venire accettati in un gruppo.
Con questa riflessione non voglio affermare che le persone che, ad esempio, sono autolesioniste non esistano; ma l'incredibile incremento di individui che affermano di esserne affette è alquanto sospetto.
Introduciamo quindi la prima categoria: i finti malati.


Finti Malati

I membri appartenenti a questa specie non hanno sintomi riconducibili all'ipocondria, non sono cioè costantemente e paranoicamente convinti di avere ogni sorta di malattia, dal raffreddore al tumore.
Al contrario, questi individui si attribuiscono malattie, nella maggior parte dei casi psicologiche, sperando così un giorno di esserne veramente affette. La forza scatenante di questa deviazione mentale è una disperata richiesta di attenzione, spesso dettata da un amore giovanile (stiamo pur sempre parlando di 14-17enni) non corrisposto o dal desiderio di far parte di una “comunità”, in cui ritrovare i propri simili, poco importa se anche loro finti malati. E' proprio il branco (o gruppo), che fornisce loro nuovi metodi per avvicinarsi alla patologia tanto agoniata o per aggiungere alla lunga lista di mali da cui (non) sono affetti.

Età media: 13-18 anni umani

Habitat: Dapprima forum, con l'avvento del social network Tumblr si sono spostati in gran parte su quest'ultimo.

Sesso: prevalentemente di sesso femminile, si riscontrano rari esempi maschili, alla ricerca di una partner sessuale.

Psicologia della specie: affetti contemporaneamente da bipolarismo, bulimia, anoressia, disordini alimentari vari, schizofrenia, attacchi di panico, depressione saltuaria e costante (anche contemporaneamente!), autolesionismo, oltre ad alcune patologie non ancora scoperte dalla medicina attuale.

Caratteristiche fisiche: L'abbigliamento è spesso discordante anche all'interno dello stesso branco, si nota però che il fenotipo dominante sembra essere un maglione a maniche lunghe anche d' estate (utile per coprire le ferite sui polsi almeno fino all'accidentale spostamento delle maniche), dei pantaloni di tipo jeans con risvolti in modo da fa intravedere le caviglie (ovviamente scheletriche, causa anoressia). Il pelo è spesso rosso acceso, nero o in rari casi albino; si sospetta però che si mimetizzino nel loro stesso ambiente utilizzando colori sgargianti (sì, la psicologia di questi individui è estremamente complessa).
In molti casi si denota anche l'uso di segni distintivi quali anelli nasali, dilatatori del lobo auricolare et similia.

Particolari comportamentali: gli appartenenti alla specie provano una profonda avversione per la lingua del ceppo di provenienza. Impossibile assalire un membro singolarmente poiché questo, avvantaggiato dalla leggerezza provocatasi con l'anoressia, leviterà dai suoi simili. Una volta in gruppo, i singoli elementi acquisiscono una forza apparente incredibile, capace di catapultare sulla madre del malcapitato ingiurie degne dei peggiori bar di Caracas.

Modalità di comportamento: poiché il precedente metodo di sterminio è stato ufficialmente (e sottolineo ufficialmente) proibito dalla Convenzione di Ginevra, l'unica possibilità di salvarsi dall'attacco di questa specie è la superiorità intellettuale, che porta all'ignorare questi individui: difatti, se privati delle attenzioni di cui necessitano, essi pian piano spariscono e si mutano in altre specie meno dannose.

E' comunque di fondamentale importanza distruggere le uova prima che si schiudano.

Nel prossimo episodio tratteremo una sottospecie appartenente a questo gruppo e una nuova specie.
I miei ossequi.
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Ringrazio la pagina "L'imbarazzante disagio degli utenti di Tumblr Italia" che mi ha ispirato e ha rallegrato anche i giorni di pioggia come questo. https://www.facebook.com/limbarazzantedisagiodegliutentiditumblritalia?fref=ts